Siate la minoranza felice

Riccardo Sadè - 10 Febbraio 2024

Scritto risalente al 17 giugno 2021


Chi lavora su di sé deve capire che ciascuno si crea la propria realtà.

Lo so che è un’informazione che molti dei miei lettori hanno già ma certe verità devono venire constatate, viste, percepite, esplorate altrimenti rimangono semplici litanie che ci si ripete per dare un senso alle cose o per alleggerirsi la vita, formule che entrano semplicemente a far parte del nostro arsenale di convinzioni intellettuali. E si sa, le litanie fanno addormentare.
Il risveglio invece è una questione di intento inflessibile.
L’intento di vedere come le cose stanno realmente! Certo, all’inizio è un atto di fiducia che diamo a chi ci istruisce. Più che una verità è una possibilità.
Questo però dovrebbe essere così solo nella fase preliminare. Gli istruttori dell’umanità hanno ripetuto ossessivamente che non dobbiamo vivere attraverso il maestro ma dobbiamo far fiorire dentro di noi la realizzazione che in lui scorgiamo.
Qualcuno ha detto saggiamente: se trovi il Buddha per la strada uccidilo! Ok, non serve essere così violenti. Anche Gesù, a costo di apparire spietato, ha insistito molto su questo. I discepoli si aggrappavano al “Gesù Cristo” esteriore quando avrebbero dovuto creare dentro di sé la coscienza cristica, il tanto decantato “Regno dei Cieli”, e lui con la semplice parola sgretolava i loro miraggi. E ci andava giù pesante!Il maestro voleva formare persone sveglie da poter inviare ai confini del mondo per compiere una trasformazione planetaria. E lo ha fatto! Apostolo significa proprio questo: “inviato”.

Bisogna quindi volere con tutto noi stessi guadagnare gli occhi per vedere che la realtà chi ci circonda è un prodotto della coscienza. Il “Regno dei Cieli” è un prodotto della coscienza.
La maggioranza delle persone, vista la situazione socio-politica che si trova a vivere, è disincentivata dal prendere per buona questa verità. Perché questo vorrebbe dire ammettere che collettivamente ci si è creati uno schifo come quello in cui viviamo.

Viviamo? Chi?

Per me, ad esempio, questo mirabolante biennio (2020-2021) è stato ricco di scoperte, di occasioni. È stato un periodo fecondo dal punto di vista interiore e quindi esteriore. Certo, il contesto era sempre quello di una “falsa pandemia” orchestrata da alcuni loschi personaggi. Non ho vissuto nell’himalaya lontano dalla civiltà e dalle distrazioni dell’occidente. Mi ci sono invece immerso totalmente pur mantenendo il dovuto distacco. “Nel mondo ma non del mondo” citando ancora il vangelo. Ho avuto e ho tutt’ora delle questioni familiari che hanno richiesto la giusta attenzione ma questo non ha intaccato il Regno dei Cieli che è dentro di me.

Il Regno dei Cieli non dipende infatti dall’andamento della società, dalla famiglia in cui viviamo, dai compagni di classe e dai colleghi di lavoro. Non dipende dal luogo fisico in cui abitiamo.
Non siamo costretti a seguire il destino degli infelici e degli schiavi solo perché con loro condividiamo il suolo che riveste lo stesso pianeta.
Non c’entra cosa sta capitando a livello mondiale con l’esperienza del “Regno dei Cieli”.
Potete averne accesso ora, nel bel mezzo della follia collettiva. Nel bel mezzo della vostra follia.
Per qualcuno essere confinato nella propria abitazione è motivo di depressione, per un altro di riposo.
Qualcuno sente che per uscire bisogna imbavagliarsi con una mascherina chirurgica per paura di contagiare o contagiarsi, qualcuno si rilassa e si gode la passeggiata.

C’è chi vive nell’angoscia del domani, chi non vede l’ora di scoprire cosa la vita ha in serbo per lui.


Non sei destinato a rinfoltire le schiere dei morti ma a cominciare a vivere come si deve.

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