Riccardo Sadè - 17 Luglio 2023
Di recente ho tenuto un seminario a tema Vangelo a Cortina d’Ampezzo, protetto dalla maestosa e austera cornice delle Dolomiti. Negli ultimi tempi ho sentito una gran vicinanza a Gesù e un forte richiamo al suo insegnamento. Un insegnamento non affatto scontato, come invece potremmo essere indotti a pensare, ma che necessita invece di precise spiegazioni per essere inquadrato all’interno del giusto contesto: il lavoro su di sé. Chi si prende la briga di divulgare questa materia (=farsi canale della sua vibrazione) dev’essere consapevole sin da subito che il lavoro iniziale sarà quello di fare pulizia nella testa e nel cuore delle persone. Attorno a Gesù e alla Chiesa si sono infatti accumulati moltissimi pregiudizi, meccanismo non sempre spontaneo, ma spesso indotto dalle Forze della Separazione per allontare le persone dalla sacralità della vita. Una tra le catene più resistenti che mantengono l’essere umano uno schiavo ubbidiente, è proprio il non sentire di essere Figlio di Dio. Non sapete a quanto smarrimento, cinismo e rassegnazione porti sentirsi degli involucri di carne con la data di scadenza. Da questa prospettiva tutto perde di significato e ciò che alla fine rimane da fare è rendere più confortevole e piacevole questa prigionia prima della dissoluzione finale. Ci si rifugia pertanto nei piaceri fugaci legati ai sensi che hanno lo scopo di farci vivere l’ebbrezza di essere vivi, la parodia della gioia che si prova a sentirsi pienamente anime immortali, la quale però non può esserci regalata se non in cambio di un duro e minuzioso lavoro. Oggi parlare di religione è diventata una cosa da sempliciotti, da bigotti, da ignoranti, da ingenui o da fanatici. Il sentimento religioso, tanto caro a Jung, è divenuto sinonimo di credulità. Ne consegue che un corso strutturato per consentire alla gente di prendere nuovamente contatto con il Cristo non è cosa così semplice e si scontra con le tantissime resistenze delle persone. Ti confronti con le solite argomentazioni: la pedofilia degli ecclesiastici, le ricchezze del vaticano, l’inquisizione, fino ad arrivare alle sempreverdi Crociate. Ormai nel nostro pensiero è automatica l’associazione tra Chiesa e malavita.
Ma sappiate, ed è importante ripeterlo, che fa parte della dissoluzione tradizionale voluta dalle forze già citate di cui parla anche Renè Guenon nel suo testo: Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi. Ma lasciando da parte questo discorso più socio-cosmo-spirituale di cui avremo sicuramente modo di parlare più diffusamente in futuri articoli, è importante comprendere un aspetto pratico di massima importanza:
le esperienze della nostra vita sono il frutto di chi siamo, e non il contrario.
Se nella mia vita ho incontrato preti poco integri o particolarmente rimbecilliti non devo farne una questione universale che coinvolge tutti, ma devo chiedermi “perchè proprio io ho fatto questa esperienza?”. “Cosa mi sta mostrando di me?”. Non tutti infatti pensano che la Chiesa sia un covo di ladri e pervertiti e c’è gente che è pronta a giurare sulla bontà e sull’integrità del parroco del proprio paese. Il fatto che i nostri occhi puntino sempre sul fango altrui attesta che quel fango è proprio in noi. Gesù con parole di grande forza dice nel vangelo di Luca:
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?
proprio ad indicare che è il nostro sguardo che va pulito affinchè non veda l’errore e la bruttezza negli altri. Pulire lo sguardo ci porta ad assolvere il mondo intero cioè a comprendere che l’esterno non ha alcuna colpa per quello che siamo o che siamo diventati. Il perdono è il sentimento di chi sente questo: nessuno mi ha fatto e può farmi nulla. Sono io, semmai, il responsabile di ciò che il mondo è e fa! È un bel capovolgimento ma è anche l’unica forma di Vero Potere. La causa siamo noi e il mondo è l’effetto.
Una mamma mi racconta che la figlia vive in un posto privo di stimoli ed è questa la ragione per la quale non ha interessi di natura intellettuale né spirituale. Questo le genera tanta ansia e il desiderio impellente di trovare una soluzione a questo problema. Questo le fa tornare alla memoria il fatto che quando lei era piccola avrebbe voluto studiare la chimica perchè vi si sentiva portata, ma nessuno l’ha incoraggiata né assecondata su questa sua aspirazione. Questa le genera anche un po’ di rabbia dovuta all’ingiustizia subita. Io le spiego che la piega che ha preso la sua vita origina dalla sua interiorità e non dalle circostanze in cui si è trovata a vivere. Che è quello il mondo delle cause (non a caso il piano dell’anima è chiamato causale) e che è quindi necessario lavorare per far la pace con questi aspetti. Dopo aver sentito questo pensiero, per lei inedito, il suo volto si fa più sereno. C’è comprensione. Tutte le volte che malediciamo la vita, Dio, l’Universo, fermiamoci un attimo e formuliamo questo pensiero:
Io sono l’uomo (o la donna) che sono grazie a tutta la mia storia, fatta di eventi piacevoli e spiacevoli. Questa storia l’ho scritta io (Anima). È un viaggio che ho pianificato in tutte le sue tappe per arrivare a cogliere sempre più bellezza. In questo percorso ho posizionato ostacoli e nascosto risorse. Questo per arrivare a percepirmi come un degno figlio di Dio e tornare felice alla Casa del Padre.
Un abbraccio,
Il vostro R.
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