Essere un Proiettore

Riccardo Sadè - 2 Ottobre 2025

HUMAN DESIGN
Da un po’ di tempo mi sono avvicinato allo Human Design, un sistema di conoscenza canalizzato alla fine degli anni ottanta. Quando me ne parlarono la prima volta, storsi il naso: mi appariva pieno di inutili schematizzazioni che complicavano il complicabile piuttosto che un approccio valido per la scoperta di se stessi. Più avanti, in un momento particolare della mia vita, lo Human Design si ripresentò. Non so se fosse la delicatezza del momento che stavo vivendo o la forza con cui mi venne presentato, ma quella volta il Disegno Umano accese qualcosa di chiaro in me. Da lì partì un periodo di corsi, letture, video, analisi. Più lo approfondivo e più vedevo delle connessioni con quello che da parecchi anni aveva rappresentato il mio campo di indagine: la scienza iniziatica applicata al risveglio della coscienza.

L’UNICITÀ DELLA PROPRIA MACCHINA
La forza dello Human Design è il fatto di essere “visivo”. Partendo dai dati anagrafici del soggetto (quelli da cui parte anche il tradizionale tema natale), questa scienza del Risveglio fornisce un grafico in cui è possibile vedere schematizzata la propria macchina biologica, il veicolo che l’anima sta utilizzando in questa incarnazione. Ciò che mi è stato più utile comprendere è stata la natura “non energetica” del mio bio-veicolo. Viviamo in un mondo di attività, lavoro, costruzione ed è quindi naturale ricevere un imprinting “generativo”. Considerando che la tipologia maggioritaria è quella dei generatori (circa il 70% della popolazione umana), è abbastanza normale cercare di adattarsi a questo flusso continuo di generazione di energia. D’altronde è affascinante vedere come tutto scorra costante: il traffico nelle strade, il lavoro in fabbrica o in ufficio, l’andirivieni delle persone che sbrigano le proprie faccende incastrando mille impegni. Che meraviglia! Sì, ma non siamo tutti qui per lasciarci trasportare da questo flusso. Diciamo che ci sono anche altri flussi, più lenti, più sottili, a volte invisibili all’occhio distratto. Ci sono flussi non generativi!
La costituzione Italiana, palesemente di stampo generativo, nel suo articolo 1 recita:

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.. “.

Quanti di noi leggendo queste parole, hanno sentito una costrizione a livello dello stomaco. “Lavoro!”. Una maledizione, una condanna energetica! Per qualcuno è confortevole alzarsi dal letto e tuffarsi in un mondo fatto di azione, di pratiche da svolgere, di compere e shopping. Per queste persone è destabilizzante pensare di “non avere nulla da fare”. Ho visto persone deprimersi perché non avevano la giornata satura di impegni. Bene! Ed è la loro natura sacra e santa.

Ma forse non è la tua, e di sicuro non è la mia.

IL PROIETTORE
Secondo il sistema Human Design io sto facendo esperienza di una macchina biologica appartenente alla tipologia dei “proiettori” (più o meno il 20% della popolazione) che assieme ai “riflettori” (circa l’1%) formano il gruppo dei non-energetici. Ebbene sì! Non siamo strutturati per seguire i tanto noti ritmi generativi ed è per noi frustrante vivere lontani dalla nostra “natura contemplativa”. Ricordo ancora sorridendo una scena cui assistetti durante un pranzo. Due proiettori stavo disquisendo sui massimi sistemi, quando un generatore li guardava un po’ stranito attendendo di tuffarsi nel suo piatto di pasta. Dalla sua testa si poteva quasi vedere un fumetto che diceva: “ma quante parole inutilmente sofisticate. La questione è molto più semplice. Mangiamo!” Questo non significa che i generatori siano più stupidi, tutt’altro. Molti geni che hanno costellato la storia umana sono stati generatori. Quello che mi aveva colpito è stato l’approccio differente. La qualità vibratoria, o potrei dire “aurica”. Ogni tipologia è caratterizzata da una particolare dinamica aurica. Secondo lo Human Design l’aura non è solamente la radianza che emanano i corpi, ma una sorta di campo wireless (come la definisce Alberto Sturiale, presso cui mi sto formando) che lavora invisibilmente per creare le giuste circostanze materiali in cui fare esperienza. Il proiettore ha un’aura assorbente e penetrante. Il suo talento è entrare nelle cose e nelle persone e carpirne l’essenza – l’unicità – e poi proiettarla sullo schermo cosicché possa essere vista da tutti. Il proiettore è sottile, tagliente, delicato e allo stesso tempo sconvolgente. Penetrare nelle cose è per lui naturale. Ma per il proiettore non è così semplice fornire la propria comprensione del mondo agli altri. Per lui spesso le cose appaiono come ovvie ed è per questo che elargisce suggerimenti ed insegnamenti in modo così “generoso”… o forse dovrei dire “sconsiderato”. Il consiglio inatteso del proiettore è avvertito come intrusivo. Gli altri pensano istintivamente: “Ma chi è questo e cosa minchia vuole!”. Le parole del proiettore pungono, sono chirurgiche ed è facile che chi appartiene a questa categoria sia stato percepito come una spina nel fianco: e di fatto lo è stata. Il proiettore impara a proprie spese a misurare il proprio magnetismo e di conseguenza le proprie parole affinché possano essere di beneficio agli altri, applicando con saggezza la sua strategia: attendere l’invito. Quando il proiettore è legittimato a fornire la propria saggezza, nulla lo può fermare e ciò che ne deriva è una profonda sensazione di soddisfazione e potenziamento. Al contrario, il proiettore che si intrufola nella vita degli altri senza un previo invito, è condannato alla bruciante amarezza, unica sensazione che è in grado di fargli fare un esame di coscienza.

Il proiettore necessita periodicamente di riposo, di svago, di tranquillità, di ozio…
Non si tratta di capricci ma di necessità profonde che è bene che gli energetici comprendano quanto meno intellettualmente. Questo è a beneficio di tutti. Un proiettore stanco è un proiettore irritabile, scontroso e soprattutto rimbambito. Altro che saggezza! Costringere un proiettore a darsi da fare significa sbilanciarlo dalla sua natura. Il proiettore inconsapevole tende a diventare uno schiavetto tuttofare che si avvicina ogni giorno di più al burn-out e alla crisi di nervi. Ne vedo ogni giorno di questi disgraziati convinti di dover fare sempre di più perché il proprio centro sacrale non definito distorto dal non sé (il proprio ego condizionato) suggerisce che non è mai abbastanza!

Sia chiaro che essere proiettore non significa non fare niente. Anzi! Si possono fare grandi cose quando si rispetta la propria forma di energia. Essere non-energetico non significa non avere energia, ma piuttosto non avere energia generativa stabile e costante. Il proiettore consapevole appare come carismatico, una forza di compostezza. Pensate alla potenza di Osho! Nella sua compostezza ti stravolgeva ogni convinzione. Di certo non lo vedevi a tagliare la legna per tutto il pomeriggio ma piuttosto potevi beccarlo disteso sul suo letto a fissare il soffitto. Eppure ha cambiato radicalmente le coscienze di milioni di uomini e i libri tratti dai suoi discorsi sono ancora tra i più venduti.
Dire che non aveva energia è una bella forzatura.

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